La parola Utopia viene usata per la prima volta da Tommaso Moro, umanista, scrittore e politico cattolico inglese, vissuto a metà tra il XIV e il XV secolo, come titolo della sua opera più conosciuta, pubblicata nel 1516. In Utopia, egli espone le usanze, le abitudini e i costumi del popolo dell'isola di Utopia, un "non luogo" raccontato come una società perfetta, ma allo stesso tempo impossibile da realizzare. In quest'opera alcuni studiosi moderni hanno ravvisato un opposto idealizzato dell'Europa contemporanea a Moro, mentre altri vi riscontrano una satira sferzante della stessa. Moro conia questo termine dal greco antico, con un gioco di parole fra ou-topos (cioè non-luogo) ed eu-topos (luogo felice); utopia è quindi, letteralmente un "luogo felice inesistente".
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Illustrazione dell'isola di Utopia |
Ed è proprio in quest'opera, espressione del pensiero utopico, che ritroviamo il gioco: infatti, nel racconto della città di Utopia, il gioco viene presentato da Moro come strumento di educazione: il ludens considerato come ritorno alla regola e al valore. Addirittura, secondo Moro, "veramente ad ogni modo segue, che la ferma sanità riesca una vita gioconda". Torna quindi il senso del gioco come strumento di educazione e formazione, già esaltato da Platone, contrapposto alla società contemporanea di Moro che appare priva di regole e fondamenti, dal punto di vista sociale e politico.
Perchè anche in questo caso l'idea di Moro riguardo il gioco è utopica?
Come veniva sottolineato nei post precedenti, il pensiero comune oggi associa l'attività ludica al mondo infantile, rendendola un'impiego marginale che poco ha a che fare col mondo della responsabilità e del lavoro: il gioco si traduce quasi in una perdita di tempo, in un'attività destinata a bambini o adulti che non hanno voglia di crescere.
Sarebbe importante invece rivalutare il gioco, e ricordare che attraverso la sua struttura e le sue regole, i bambini emulano la vita adulta giocando, e preparandosi a diventare futuri cittadini della società di domani: pertanto, educare i bambini al gioco, significa educarli al rispetto delle regole, preparandoli a essere consapevoli abitanti del mondo.
Riferimenti e approfondimenti:
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