martedì 26 maggio 2020

Leopardi e il gioco - Step #20

Ritratto di Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi, poeta, scrittore e filosofo dell'Ottocento italiano, può essere senz'altro considerato come una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonchè portatore di un messaggio esistenziale universale che non conosce limiti spaziali o temporali: la qualità della sua poesia e la potenza del suo pensiero hanno influenzato radicalmente la dimensione lirica successiva alla sua epoca.

Copertina della prima
pubblicazione dello Zibaldone

Sicuramente, tutti conosciamo le sue opere più famose, lo Zibaldone di pensieri, le Operette morali, i Canti, i Pensieri... Sarebbe opportuno soffermarci specialmente sulla prima tra queste opere, lo Zibaldone: infatti questa è considerata come una vera e propria officina del pensiero leopardiano, in cui l'autore affronta temi di varia natura che si intrecciano con le sue esperienze di vita. In pratica, Leopardi in quest'opera racconta sè stesso, ci permette di guardare dentro la sua mente.
Non a caso, si tratta di un'opera monumentale, ben 4526 pagine: non sorprende quindi, che è possibile rintracciare anche la nostra tematica al suo interno, presente in più spunti, di cui ho deciso di riportare quelli più significativi.

Nel due passaggi riportati, Leopardi ripercorre la propria infanzia, portando alla mente il ricordo dei giochi con i propri fratelli, inserendo l'attività ludica all'interno della sua indagine sulla teoria del piacere:

«Quando io era fanciullo, diceva talvolta a qualcuno de’ miei fratellini, tu mi farai da cavallo.
E legatolo a una cordicella, lo venìa conducendo come per la briglia e toccandolo con una
frusta. E quelli mi lasciavano fare con diletto, e non per questo erano altro che miei fratelli»
(Zibaldone, 106 - 26 Marzo 1820)

«Piacere, entusiasmo ed emulazione che mi cagionavano
nella mia prima gioventù i giuochi e gli spassi ch’io pigliava co’ miei fratelli, dov’entrasse uso
e paragone di forze corporali. Quella specie di piccola gloria ecclissava per qualche tempo a’
miei occhi quella di cui io andava continuamente e sì cupidamente in cerca co’ miei abituali
studi» 
(Zibaldone, 4418 - 30 Novembre 1828)


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